Il 17 dicembre 2020 il Taijiquan è stato riconosciuto
“Patrimonio culturale intangibile dell’umanità”.
A noi il piacere e l’onore di praticarlo e condividerlo!
Cos’è il Taiji Quan?
Questa la definizione di Chen Man Ch’ing (1902-1975), uno dei più grandi Maestri di Taijiquan.
https://it.wikipedia.org/wiki/Zheng_Manqing
«Il Tai Chi Chuan è diverso dalla medicina, che è di aiuto solo per una parte specifica del corpo”
“Non ha i limiti della meditazione che, per quanto faccia lavorare il Qi [l’energia interna], non esercita il corpo”
“E’ una forma di autodifesa e può irrobustire il corpo”
“Nella pratica di questo esercizio, ci sono centinaia di vantaggi e nessun danno».
Il Taijiquan (Tai Chi) è un’arte marziale nata in Cina centinaia di anni fa.
E’ una disciplina contraddistinta da una grande precisione nelle posture e nelle dinamiche di movimento. Praticando ci si abitua a governare e rendere morbidi e fluidi i movimenti. Questa è la condizione ideale per prevenire dolori articolari e patologie legate al sistema scheletrico e muscolare.
Il Taijiquan inoltre promuove atteggiamenti utili per rimediare gli effetti dello stress quotidiano, migliorando il rilassamento fisico e la concentrazione mentale.
Nel Taijiquan ognuno di noi può ritrovare tutto: arte marziale, esercizio fisico, sviluppo motorio, benessere psicofisico, divertimento e studio.
Io non sono una grande maestra, sono solo una “entusiasta” di questa pratica…. ma amo definire il Taijiquan come una “ricerca continua” che si espande in profondità, dentro ognuno di noi.
Ogni volta che si pratica ci si arricchisce di un particolare, si conquista sicurezza nel movimento, si progredisce nella scoperta del proprio corpo e di se stessi. Per me è un’oasi. Da quando ho scoperto il Taijiquan, la qualità della mia vita è migliorata molto. E’ entrato in me e lo ritrovo in ogni azione quotidiana: in famiglia, sul lavoro, nelle relazioni con gli altri.
Questa consapevolezza mi ha spinto a rivolgere il mio insegnamento anche ai bambini e ai ragazzi. Vedere il loro benessere durante la pratica mi gratifica molto.
Penso che poter far stare bene le persone anche per un solo attimo sia un grande dono e una meravigliosa opportunità che ho ricevuto dalla Vita.
Spero che ognuno possa trovare un’attività che lo faccia star bene come per me il Taijiquan!
13 agosto 2019
Elisabetta Bellamoli, Istruttrice di Taijiquan della ASD Tai Chi Art
Le origini
Esistono differenti opinioni sull’origine del Taijiquan, ma due sono le ipotesi più seguite.
Prima ipotesi: il monaco Zhang San Feng
Secondo la prima ipotesi questa arte marziale è nata durante la dinastia Yuan (1279-1368) ad opera del monaco Zhang San Feng (Chang San Feng).
Secondo la leggenda, egli era un monaco taoista cinese esperto di arti marziali, alchimia e agopuntura.
La sua vita viene collocata in vari momenti storici differenti tra loro. Molte leggende sono legate alla sua figura. Nei testi antichi viene descritto come un uomo di alta statura e di grande prestanza, con capacità eccezionali, “con la corporatura di una tartaruga e la schiena simile ad una gru. Aveva grandi orecchie e occhi rotondi. La sua barba era lunga come la nappa di una lancia”. (Libro dei Ming). Andava vestito sia in estate che in inverno con un abito di tela e di una sopravveste fatta di giunchi intrecciati, insensibile sia al caldo che al freddo. Era in grado di digiunare per un mese e di ingurgitare un enorme quantità di cibo nel medesimo pasto. Era capace di percorrere mille Lǐ ( miglio cinese, corrispondente a 500 metri) in un solo giorno e di memorizzare qualsiasi libro alla prima lettura.
l primo scritto a nominare Zhang Sanfeng in rapporto alle arti marziali è il Wang Zhengnan muzhiming (importante documento sulle arti marziali cinesi), in cui gli viene attribuita la fondazione del Neijiaquan (un tipo di arte marziale interna). Non esistono fonti anteriori a questa data che indichino che egli abbia creato le tecniche di combattimento che oggi gli sono attribuite, tra cui il Taijiquan. Come per Bodhidharma a cui vinei attribuita la nascita dello Shaolinquan, la maggior parte di queste tecniche sono legate a Zhang Sanfeng in quanto presunto loro creatore attraverso alcuni scritti in realtà non precisi e attendibili. L’importanza accordata alla figura di Zhang Sanfeng da parte dei praticanti del Taijiquan, testimonia, più che una trasmissione reale, una risorta notorietà del culto di questo personaggio, venutasi a formare nel XIX secolo. Zhang Sanfeng è la metafora della stabilità della cultura cinese rispetto agli sconvolgimenti provocati dall’irruzione occidentale sulla scena dello Stato di Mezzo e dal progressivo dissolvimento dell’Impero. Secondo la tradizione, ancora bambino, Zhang San Feng fu mandato nel monastero buddhista di Shaolin dai genitori, molto poveri, per farlo diventare monaco. A quindici anni lasciò il monastero in cerca di nuovi maestri. Incontrò l’immortale divino Drago di Fuoco che gli insegnò l’arte taoista di raccogliere, coltivare e far circolare il soffio vitale (“Qi”). Senza mai fermarsi errò fra le montagne, rifugio degli eremiti taoisti, dove dormì per un mese intero presso il monastero dell’Altare d’Oro senza mai svegliarsi. I monaci lo posero in una bara ma lui si alzò prima che la chiudessero. Rimase indifferente alla fame e alla sete e si ritirò in meditazione in una capanna che si costruì in un bosco. Da lì un giorno vide una gru e un serpente sfidarsi e comprese il principio fondamentale su cui si basa il Taijiquan: la capacità di adattamento, la morbidezza e la flessibilità vincono sulla rigidità e sulla forza. Zhang Sanfeng quindi ebbe l’idea di realizzare uno stile di lotta che combinasse le caratteristiche di vari animali. Si impegnò in questo intento fino a che guardando in fondo ad una valle sulle montagne del Wudang vide delle foglie che venivano sollevate in una spirale dal vento e guardando in cielo vide vorticose nuvole intorno ai picchi. Fu allora che capì che non doveva puntare alle capacità degli uomini e degli animali ma invece alla forza del Tao per realizzare un’arte marziale che dissolvesse, dirottasse e assorbisse le forze opposte senza tentare di sottometterle e conquistarle. Così costruì un eremo sulle montagne del Wudang dove sviluppò le 12 forme marziali a lui attribuite, tra le quali il Taijiquan
Seconda ipotesi: La famiglia Chen
La seconda ipotesi invece fa coincidere con l’origine dello stile Chen, ad opera di Chen Wang Ting (陈王廷), durante la dinastia dei Ming (1368-1644).
Mentre le altre ipotesi non sono ad oggi supportate da alcuna documentazione storica, quella che fa risalire il Taijiquan allo stile della famiglia Chen ha trovato riscontri nelle ricerche condotte da Tang Hao, storico delle arti marziali cinesi. Chen Wangting avrebbe creato il suo stile assorbendo caratteristiche di altri stili, mescolando teorie mediche, antichi esercizi di ginnastica e la filosofia dell’Yìjìng. Secondo il libro Chen Style Taijiquan, Chen Wangting combinò i movimenti marziali con le tecniche del Daoyin (metodo ginnico cinese per la cura della salute basato sull’integrazione di esercizio respiratorio, mentale, fisico e automassaggio), del Tuna (esercizi respiratori) ed il Wuqinxi (Qi Gong dei 5 animali) e inserì movimenti a spirale in accordo con il fluire dell’energia nei meridiani. Chen Wangting creò gli esercizi in coppia chiamati Tuishou, che ebbe il vantaggio di vedere il compagno non come un rivale ma un collaboratore per affinare l’allenamento.
A breve il proseguimento dell’articolo con la storia della famiglia Chen e la nascita dello stile Yang e degli altri stili